L’accesso anteriore diretto all’anca venne descritto per la prima volta nel 1881 da Hueter. Ripreso successivamente da Smith-Petersen nel XX secolo, è stato diffuso nella sua versione mini invasiva da Matta.
Questo accesso, sfruttando piani internervosi superficiali e profondi, permette di accedere all’articolazione dell’anca mediante la dissezione dei tessuti molli senza il sacrificio di alcun elemento mio tendineo. Proprio il risparmio dei tessuti molli rappresenta il principale motivo che rende l’approccio anteriore all’anca fedele al concetto di mini invasività.
L’impianto della protesi d’anca per via anteriore offre alcuni vantaggi tra i quali la riduzione del dolore nell’immediato post-operatorio, il minor tempo medio di ricovero ed un più rapido recupero funzionale. Proprio questi vantaggi consentono ai pazienti di ritornare piu’velocemente alle proprie abitudini quotidiane.
Un altro importante vantaggio di questo approccio chirurgico è rappresentato dal minor numero di casi di lussazione dell’impianto protesico.
Naturalmente questo tipo di tecnica chirurgica non è scevra da possibili complicazioni quali: lesioni del nervo femoro cutaneo laterale della coscia ( nervo puramente sensitivo che dà la sensibilità alla superficie cutanea anteriore e laterale della coscia) nell’ordine dello 0,9%, fratture della diafisi femorale (0,5%-0,7%) e del grande trocantere ( 0,8%), oltre alle comuni complicanze generali di ogni intervento chirurgico di chirurga maggiore.